Dal Municipio

SABATO 11 APRILE 2020

 

Cara Arese,

è ormai passato oltre un mese da quando ha avuto inizio questa emergenza che a volte sembra senza fine, ma anche in momenti come questi dobbiamo essere capaci di alzare lo sguardo con speranza e fiducia.

Il Presidente Conte ha da poco comunicato al Paese il prolungamento di questo periodo di restrizione fino al 3 maggio, lasciandoci ulteriormente sospesi nel chiuso delle nostre case: i più fortunati tra il calore umano della propria famiglia, altri in solitudine. Alle situazioni più fragili, tante anche nella nostra città, va il mio primo pensiero.

In questi giorni assistiamo a una conta quotidiana di nuovi contagi e morti, tanti anche da noi, ma dietro ognuno di loro, dietro questi numeri, ci sono storie di vita vissuta, di sofferenza e di paura. Non ci si abitua mai al dolore delle famiglie che hanno visto un loro caro soffrire nella solitudine, senza neanche poterlo assistere nel momento del dolore o, peggio, non poterlo vedere più tornare a casa e salutarlo per l’ultima volta con il conforto dei propri cari.

A tutto questo non ci si abitua mai, neanche il motto che ci aiuta ad avere fiducia e che tanto usiamo per darci coraggio “andrà tutto bene” è sufficiente e il pensiero va spesso a cosa tutto questo lascerà nel cuore di ognuno di noi.

Un pensiero particolare va ai nostri anziani, i più esposti e fragili in questo momento. Loro sono la nostra memoria, la testimonianza di un passato difficile che già ha colpito duramente questo Paese, ma resta la speranza che dopo ogni notte, anche la più tetra e buia, torni a splendere la luce.

Papa Francesco nella benedizione Urbi et Orbi, con quell’immagine forte di una piazza S. Pietro vuota, ci ha ricordato che in questa crisi “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Un richiamo trasversale, al di là di ogni credo, a quello che siamo: non una somma di individualità, ma una comunità attraversata dallo stesso destino e dallo stesso stato d’animo. Dallo stesso dolore.

In questo momento, cara Arese, oltre a vedere la parte più difficile, le strade deserte, le saracinesche dei negozi chiusi o l’assenza del vociare dei ragazzi fuori dalla scuola e nei parchi, stiamo assistendo a un importante movimento di solidarietà, fatto di donne e di uomini che stanno dedicando tempo ed energie per aiutare chi in questo momento è maggiormente in difficoltà.

A loro, agli operatori sanitari, tutti, agli operatori delle Case di Cura, alla nostra della Misericordia e a tutti gli operatori di Protezione Civile, alle Forze dell’Ordine, ai dipendenti del Comune in prima linea nella gestione dell’emergenza e a tutti coloro impegnati quotidianamente da oltre un mese senza sosta, va la mia gratitudine per quanto stanno facendo. Non posso dimenticare di ringraziare i tanti lavoratori e le tante lavoratrici, i commercianti e quanti ci stanno garantendo i servizi pubblici essenziali, con uno straordinario senso del dovere e dedizione che non dimenticheremo mai.

Questa Pasqua sarà un momento particolare, dovremo sforzarci di fare in modo che sia un invito alla vita, alla speranza e alla fiducia.

Ed è con questa speranza che saremo chiamati a ripensare il nostro futuro, a ricostruire la nostra socialità, ad abbattere le barriere della diffidenza, ad affrontare le conseguenze economiche che ci saranno una volta superata l’emergenza sanitaria. Lo potremo fare se sapremo cogliere la sfida al cambiamento, se sapremo superare gli egoismi, l’accidia e la sfiducia che caratterizzano il nostro tempo. Anche da questo difficile momento dovremo saper migliorare noi stessi, anche con quel pizzico di utopia utile a farci nuovamente sognare un mondo diverso.

Cara Arese, difficile trovare le parole per infondere conforto e speranza, non nascondo la fatica di arrivare in fondo, non nascondo il peso della responsabilità di agire per il bene comune, ma sento forte la forza della nostra comunità, espressa in questo mese con tanti piccoli grandi gesti, donazioni, generosità negli appelli per mettersi a disposizione. E allora alla fatica e al dolore fa da controcanto uno straordinario sentimento di orgoglio, di appartenenza, capace di dare forza e coraggio.

Nessuno di noi, cara Arese, arretrerà di un passo nella lotta al virus, tutti assieme, responsabilmente, saremo capaci di arginarlo. Ci vorrà tempo, ma i nostri sacrifici nei comportamenti quotidiani non saranno vani.

A noi, alle nostre famiglie, a chi lavorerà e presterà servizio in questi giorni, a chi è lontano dai propri affetti, auguro buona Pasqua con la speranza di un rapido ritorno a qualcosa che possa il più possibile assomigliare alla normalità, facendo tesoro di quanto questo periodo ci ha insegnato sui valori e sugli affetti.

Arese, 11 aprile 2020

Michela Palestra

Sindaca di Arese

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