25 novembre

MERCOLEDÌ 25 NOVEMBRE

Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
 
Secondo l’ISTAT (rilevazione del 2014), in Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subito violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) forme più gravi di violenza sessuale come lo stupro (652 mila).
 
Sempre secondo l’ISTAT (rilevazione del 2019), persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita: il 39,3% della popolazione si dichiara molto o abbastanza d’accordo con l’affermare che “le donne che non vogliono un rapporto sessuale riescono a evitarlo”, mentre l’idea che il modo di vestire possa provocare una violenza sessuale trova d’accordo il 23,9% della popolazione.
 
Dai dati raccolti da diverse associazioni, si registra un generale e preoccupante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti delle donne in seguito all’adozione delle misure di contenimento dell’epidemia da Covid-19. Lo stato di isolamento forzato, totale o parziale, sta intrappolando diverse donne nella situazione di subire le violenze dei propri partner che, in alcuni casi, diventano efferati omicidi.
 
Ora più che mai è quindi importante mantenere alto il livello di attenzione su questo problema.
 
“Un violador en tu camino” è l’inno contro lo stupro, la violenza di genere e l’impunità della violenza sulle donne che dal Cile è diventato un flash mob virale, che echeggia nelle piazze di tutto il mondo.
 
Il flashmob vuole portare all’attenzione delle persone il problema della cultura della violenza, che ancora oggi è intrinseca nelle maglie della società e anzi prospera, dalla normalizzazione dell’atto in sé fino all’umiliazione, spesso colpevolizzante, che viene inflitta alle donne che subiscono violenza.
 
Il problema della violenza di genere, infatti, è prima di tutto un problema culturale e, per combatterla, occorre anche smantellare gli stereotipi di genere e i pregiudizi.
 
Il Comune di Arese quest’anno vi chiede di metterci la faccia e di aderire alla fotopetizione o alla videochallenge per dire NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE.
 
Cosa fare?
 
1.
 
Scatta una foto mentre mostri un cartello con scritto “E la colpa non è mia, né dentro casa, né nella via”. Puoi realizzare un cartello tu stesso oppure utilizza la locandina allegata.
 
OPPURE
 
Registra un video mentre canti, balli o reciti la prima parte del testo di "Un violador en tu camino":
 
 
Giustificando il suo sistema
 
Il patriarcato punta il dito
 
E ci giudica impunito
 
Il nostro castigo
 
È la violenza che ora vivo
 
Femminicidio
 
Impunità per l’assassinio
 
E l’abuso e lo stupro
 
E la colpa non è mia
 
Né dentro casa né per la via
 
E la colpa non è mia
 
Di dove andavo, di come vestivo
 
E la colpa non è mia
 
Né dentro casa né per la via
 
E la colpa non è mia
 
Di dove andavo, di come vestivo
 
 
 
2.
 
Condividi il video o la foto sui tuoi social, prestando attenzione a impostare la privacy come pubblica e usando l’hashtag #noallaviolenzasulledonne
 
3.
 
Tagga la pagina del Comune di Arese e tre persone a tua scelta, invitandole a fare lo stesso.
 
Se hai un profilo Facebook, puoi anche selezionare il motivo "E la colpa non è mia" da applicare alla tua foto profilo.
 
***
 
Ricordiamo che da maggio 2018 è operativo il Centro Antiviolenza “Hara, ricomincio da me” (tel. 335 1820629) per le cittadine dei 17 Comuni del rhodense e del Garbagnatese, tra cui Arese, che si sono uniti nella prevenzione e nel contrasto della violenza nei confronti delle donne.
 
Il numero telefonico nazionale antiviolenza da chiamare in caso di necessità è il 1522, gratuito e attivo h. 24. Evidenziamo l’iniziativa “mascherina 1522“, una frase che le donne in difficoltà, per problemi di violenza domestica, possono utilizzare nelle farmacie per ricevere informazioni o attivare una forma di aiuto.
 
Da marzo 2020 è possibile scaricare anche l'app YouPol, realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, che si può usare anche per segnalare reati di violenza domestica. È molto utile, per esempio, per i vicini di casa che possono segnalare in forma anonima situazione di violenza di cui sono a conoscenza.
 
Ad Arese ci sono anche altre due iniziative importanti:
 
“Una calda coperta”, a cura di Uniter Arese, che si propone di organizzare in una piazza di Arese (in occasione dell’8 marzo) l’esposizione e la vendita di coperte fatte a mano. Il ricavato sarà interamente devoluto a favore del progetto Hara.
 
“Dai un bacio a chi vuoi tu”, a cura di Amnesty International Gruppo Arese, che attraverso una lettura per bambine e bambini 6-11 anni aiuta ad aumentare la comprensione dei propri e altrui diritti, spiegando concetti fondamentali come il rispetto, il consenso, l'ascolto e l'empatia, utilizzando il loro linguaggio (NB: utilizzare la mail amnestygruppo146@gmail.com).
 
Tutti i dettagli sono disponibili in allegato.

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